A cura di Giovanni Taurasi
L’indicazione di alcuni titoli e piste bibliografiche relative agli studi sull’antifascismo implica una selezione soggettiva che esclude opere altrettanto significative, e forse anche più rilevanti, di quelle che si possono proporre nell’economia di queste pagine. Tuttavia, pur coi limiti della selezione proposta, si è tentato di offrire nelle note finali un assortimento di opere in grado di fornire una buona base di partenza per approfondire il tema dell’antifascismo e i problemi storiografici connessi. Per ulteriori riferimenti bibliografici si rinvia al progetto coordinato da Alberto De Bernardi, Leonardo Rapone, Alceo Riosa, Elisa Signori, Marina Tesoro, Albertina Vittoria, Bibliografia dell’antifascismo italiano, Roma, Carocci, 2008 e al relativo sito http://66.71.178.156/bibliografiaantifascismo/index.html.
Nonostante gli studi locali offrano preziose chiavi di lettura per comprendere meglio l’epoca fra le due guerre e cogliere trasformazioni sociali, culture tradizionali, soggettività, mentalità collettive, in questa sede non viene affrontata la storiografia locale, per la quale si rimanda alla voce specifica del dizionario: Antifascismo modenese, storiografia.
Benché una cospicua mole di studi abbia indagato la fase delle origini del regime, oppure si sia concentrata sull’epilogo finale della guerra del 1943-45, affrontando la storia del movimento di liberazione, più di rado le ricerche si sono addentrate nel Ventennio per tentare di ricostruire la trama antifascista durante la dittatura. L’Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia ha promosso nel 1998 e nel 2004 due importanti convegni sull’argomento, i cui risultati sono stati pubblicati in volumi che contengono saggi di grande spessore ed interesse: Enzo Collotti (a cura di), Fascismo e antifascismo. Rimozioni, revisioni, negazioni, Roma-Bari, Laterza, 2000; Alberto De Bernardi, Paolo Ferrari (a cura di), Antifascismo e identità europea, Roma, Carocci, 2004.
Tuttavia a tali convegni non sempre è seguito un rilancio dell’attività di ricerca e anche gli storici più giovani sono stati spesso più attratti dagli studi sul regime che sull’antifascismo [Nicola Gallerano, Le ricerche locali sul fascismo, in «Italia contemporanea», 1991, n. 184].
Sull’antifascismo negli anni del regime i lavori originali, basati su ricerche solide e robuste, restano ancora pochi e mancano inoltre ricerche locali sul funzionamento concreto degli apparati repressivi del regime.
I lavori sull’antifascismo hanno infatti tradizionalmente preso in considerazione soprattutto l’antifascismo delle élites, dei partiti organizzati, alla ricerca delle radici della Repubblica italiana, e anche i migliori esempi sono stati dedicati quasi esclusivamente alle organizzazioni dell’antifascismo politico. Se poi volgiamo lo sguardo verso i dizionari enciclopedici dedicati al periodo tra le due guerre, si ha l’impressione che per antifascismo si sia intesa soltanto l’azione dei dirigenti e dei quadri dei partiti politici e dei fuorusciti, nonostante sia stato proprio l’incontro fra partiti clandestini ed eterogenei settori sociali della popolazione, che avvenne prima sul terreno sociale e solo dopo su quello politico, a rilanciare l’antifascismo organizzato. A metà degli anni Settanta, dopo un trentennio di studi che, per la presenza di testimoni della stagione antifascista e per l’impegno nel lavoro storico di protagonisti di quella vicenda, aveva incentrato la propria attenzione sull’antifascismo politico – trentennio culminato nell’intervista di Melograni ad Amendola del 1976 [Giorgio Amendola, Intervista sull’antifascismo, a cura di Piero Melograni, Roma-Bari, Laterza, 1976] che suggellò un comune sentire nel quale l’antifascismo veniva letto in chiave pressoché esclusivamente politica – pareva aprirsi una nuova stagione di ricerca e la nozione di antifascismo venne successivamente problematizzata, fino a coglierne un’implicazione fondamentale: in un regime totalitario, sia pure, come si usa dire, ‘imperfetto’ quale quello italiano, le tipologie di opposizione possono essere non esclusivamente di tipo politico-partitico ed assumere altre forme.
Da qui è iniziato un lavoro molto importante che ha appunto destrutturato la categoria di antifascismo, sondando quelle modalità non politicamente consapevoli di opposizione al regime che pure hanno avuto un loro significato, se non altro per aver costituito l’ambiente di riferimento e l’humus di crescita delle forze partigiane durante la lotta di liberazione: l’antifascismo nei luoghi di lavoro, la categoria tanto discussa, introdotta da Guido Quazza, di ‘antifascismo esistenziale’, le forme di dissenso non canalizzate politicamente. Un lavoro che a volte ha raggiunto notevoli livelli di analiticità e ha introdotto nuove categorie (ribellismo, afascismo, antifascismo esistenziale) e, nell’insieme, uno spettro di nozioni che dimostrano come l’antifascismo non sia un oggetto dato, ma una dimensione sfuggente e problematica che va sondata nella sua complessità. Tuttavia rimangono ancora moltissimi i terreni d’indagine inesplorati o poco conosciuti. Rimane in particolare ancora poco battuto il terreno d’indagine relativo al comportamento delle classi subalterne, sia delle campagne che delle città. Tra i principali studi che si sono posti il problema del rapporto tra le classi subalterne e il regime, figurano i saggi di Guido Quazza e Luciano Casali. Le loro ricerche sull’antifascismo esistenziale e sul dissenso di massa rimangono fonte di ispirazione, ma appaiono ormai datate. Per quanto riguarda la classe operaia vanno segnalati successivi studi che in parte hanno messo in discussione alcune ipotesi interpretative emerse dai lavori di Quazza e Casali, distinguendo in maniera sostanziale tra dissenso politico e dissenso “economico”, in particolare Alberto De Bernardi, Operai e nazione. Sindacati, operai e stato nell’Italia fascista, Milano, Angeli, 1993 e Luisa Passerini, Torino operaia e fascismo. Una storia orale, Roma-Bari, Laterza, 1984.
Le incursioni nella storia delle classi subalterne delle campagne si contano sulle dita di una mano, e non sembrano aver fatto particolari passi in avanti dopo i primi lavori pionieristici, come quello di Dianella Gagliani, Comportamenti e atteggiamenti dei braccianti dell’Emilia-Romagna negli anni del fascismo, in Istituto regionale per la storia della Resistenza e della Guerra di Liberazione in Emilia-Romagna, Annale 2, 1981-1981, a cura di Massimo Legnani, Domenico Preti e Giorgio Rochat, Bologna, Clueb, 1982, pp. 157-202.
Insomma, dopo anni di polemiche sul “consenso” che il fascismo ricevette anche da parte delle classi subalterne, per quanto riguarda gli studi siamo ancora ‘costretti’ a confrontarci con ipotesi sviluppate negli anni Settanta [Guido Quazza, Resistenza e storia d’Italia. Problemi e ipotesi di ricerca, Milano, Feltrinelli, 1976] e Ottanta [Cfr. il dibattito pubblicato nel fascicolo Fascismo e antifascismo negli anni della Repubblica, “Problemi del socialismo”, 1986, n. 7] o con la monumentale opera storiografica di Renzo De Felice su Mussolini [Renzo De Felice, Mussolini il fascista. 1. La conquista del potere 1921-1925, Torino, Einaudi, 1966; Renzo De Felice, Mussolini il fascista. 2. L’organizzazione dello Stato fascista 1925-1929, Torino, Einaudi, 1968; Renzo De Felice, Mussolini il duce. 1. Gli anni del consenso 1929-1936, Torino, Einaudi, 1974; Renzo De Felice, Mussolini il duce. 2. Lo Stato totalitario 1936-1940, Torino, Einaudi, 1981; Renzo De Felice, Mussolini l’alleato. 1. L’Italia in guerra 1940-1943. Tomo primo, Dalla guerra “breve” alla guerra lunga, Torino, Einaudi, 1990. Renzo De Felice, Mussolini l’alleato. 1. L’Italia in guerra 1940-1943. Tomo secondo, Crisi e agonia del regime, Torino, Einaudi, 1990]. Per gli studi dello storico reatino si rinvia anche a Renzo De Felice, Rosso e nero, a cura di Pasquale Chessa, Milano, Baldini e Castoldi, 1995; Renzo De Felice, Intervista sul fascismo, a cura di Michael A. Ledeen, Roma-Bari, Laterza, 1975; Renzo De Felice, Le interpretazioni del fascismo, Roma-Bari, Laterza, 1997 (I ed. 1969); Renzo De Felice, Intellettuali di fronte al fascismo. Saggi e note documentarie, Roma, Bonacci, 1985.
Come ha sottolineato Leonardo Rapone: «Se ripensiamo oggi al modo in cui la querelle sull’antifascismo si è da allora [1987] sviluppata, in un decennio e più di polemiche politiche e storiografiche, la prima osservazione che viene fatto di proporre è che in tanto vivace e intenso confronto di tesi contrapposte colpisce l’assenza di riferimenti all’antifascismo come movimento reale, come fenomeno storico concreto, come scelta di vita, azione politica, comportamento quotidiano di donne e di uomini che negli anni della dittatura si provarono a tracciare per sé e per la società italiana una direzione di sviluppo diversa da quella che suggeriva l’adattamento conformistico del potere. [...] Al problema storico dell’opposizione al fascismo negli anni tra il 1926 e il 1943 è stata dedicata un’attenzione assolutamente marginale, e questo non solo da parte degli opinion makers che scandiscono il ritmo delle polemiche giornalistiche, ma della stessa comunità degli studiosi più qualificati, che ha visto pochissimi dei suoi esponenti impegnarsi in ricerche approfondite attorno al tema dell’antifascismo» [Leonardo Rapone, Antifascismo e storia d’Italia, in, Enzo Collotti (a cura di), Fascismo e antifascismo, cit., p. 221].
Per quanto riguarda la produzione scientifica nazionale, gli studi possono schematicamente riassumersi all’interno di quattro nuclei principali: il primo riguarda le opere di carattere generale, mentre gli altri tre sono riconducibili rispettivamente agli studi sul dissenso in Italia, sull’antifascismo all’estero e, infine, a quelli sui dissidenti all’interno dei luoghi di reclusione, confino e prigionia. La produzione storiografica si è concentrata infatti da un lato sul dibattito politico tra i partiti e i movimenti antifascisti all’estero, dall’altro sull’antifascismo in Italia, ricostruito attraverso lo studio dell’antifascismo in carcere e al confino, oppure analizzando le reti cospirative attive nella penisola e le forme meno organizzate, e a volte spontanee, di antifascismo popolare.
Per richiamare il primo dei quattro nuclei principali indicati, e citare alcuni dei titoli più significativi che offrono uno sguardo d’insieme del fenomeno, devono essere citate alcune significative opere collettive e di natura enciclopedica: AA.VV., Enciclopedia dell’antifascismo e della Resistenza, Milano, La Pietra, 1968; AA.VV., Fascismo e antifascismo 1918-1936. Lezioni e testimonianze, Milano, Feltrinelli, 1963; AA.VV., Lezioni sull’antifascismo, Roma, Edizioni e/o, 1999; AA.VV., Storia dell’antifascismo italiano. Lezioni, Roma, Editori Riuniti, 1964; Franco Andreucci, Tommaso Detti (a cura di), Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico 1853-1943, Roma, Editori Riuniti, 1978; Luigi Arbizzani, Alberto Caltabiano (a cura di), Storia dell’antifascismo italiano, 2 volumi (vol. I Lezioni, vol. II Testimonianze), Roma, Editori Riuniti, 1964; Maurizio Antonioli, Giampietro D. Berti, Santi Fedele, Pasquale Iuso (sotto la direzione), Dizionario biografico degli anarchici italiani, 2 volumi, Pisa, BFS edizioni, 2003-2004; Francesco Traniello, Giorgio Campanini (direttori), Dizionario storico del movimento cattolico in Italia. 1860-1980, Casale Monferrato, Marietti, 1981-1984.
Per le opere di carattere generale sull’antifascismo si segnala: Aldo Agosti, Gli anni del fascismo, l’antifascismo e la Resistenza, Bari, De Donato, 1980; Paolo Alatri, L’antifascismo italiano, Roma, Editori Riuniti, 1961; Giuliano Albarani, Amedeo Osti Guerrazzi, Giovanni Taurasi (a cura di), Sotto il Regime. Problemi, metodi e strumenti per lo studio dell’antifascismo, Milano, Unicopli, 2006; Giorgio Amendola, Fascismo e movimento operaio, Roma, Editori riuniti, 1975; Mario Bendiscioli, Antifascismo e Resistenza. Impostazioni storiografiche, Roma, Studium, 1964; Enzo Collotti (a cura di), Fascismo e antifascismo. Rimozioni, revisioni, negazioni, Roma-Bari, Laterza, 2000; Enzo Collotti, L’antifascismo in Italia e in Europa, 1922-1939, Torino, Loescher, 1975; Alberto De Bernardi, Paolo Ferrari (a cura di), Antifascismo e identità europea, Roma, Carocci, 2004; Giovanni De Luna, Marco Revelli, Fascismo/Antifascismo. Le idee, le identità, Firenze, La Nuova Italia, 1995; Gabriele De Rosa, Antifascismo e Resistenza, Milano, Edizioni Ares, 1966; Marcello Flores (a cura di), Nazismo, fascismo, comunismo. Totalitarismo a confronto, Milano, Bruno Mondadori, 1998; Aurelio Lepre, L’anticomunismo e l’antifascismo in Italia, Bologna, Il Mulino, 1997; Sergio Luzzatto, La crisi dell’antifascismo, Torino, Einaudi, 2004; Guido Quazza, Enzo Collotti, Massimo Legnani, Marco Palla, Gianpasquale Santomassimo, Storiografia e fascismo, Milano, Angeli, 1985; Guido Quazza, Resistenza e storia d’Italia. Problemi e ipotesi di ricerca, Milano, Feltrinelli, 1976; Ernesto Ragionieri, La storia politica e sociale, in Storia d’Italia, tomo terzo, Torino, Einaudi, 1976; Gianpasquale Santomassimo, Antifascismo e dintorni, Roma, Manifestolibri, 2004; Nicola Tranfaglia, Labirinto italiano: il fascismo, l’antifascismo, gli storici, Firenze, La Nuova Italia, 1989.
Per quanto riguarda lo studio dell’antifascismo in Italia, le ricerche hanno affrontato la vicenda storica dei partiti antifascisti, sia nella fase di ascesa del fascismo che, per chi mantenne una organizzazione clandestina, negli anni del regime consolidato, i conflitti sociali, le vicende biografiche di singoli antifascisti. In particolare si segnalano Aldo Agosti, Rodolfo Morandi. Il pensiero e l’azione politica, Bari, Laterza, 1971; Giorgio Amendola, Comunismo, antifascismo, resistenza, Roma, Editori Riuniti, 1967; Archivio centrale dello Stato, Volantini antifascisti nelle carte della Pubblica sicurezza. 1926-1943, repertorio a cura di Paola Carucci, Fabrizio Dolci, Mario Missori, Roma, Ministero per i beni culturali e ambientali, Ufficio centrale per i beni archivistici, 1995; Stefano Canzio, La dittatura debole. Storia dell’Italia fascista e dell’antifascismo militante dal 1926 al 1945, Milano, La Pietra, 1980; Aldo Capitini, Antifascismo fra i giovani, Trapani, Celebes, 1966; Simona Colarizi, Italia antifascista dal 1922 al 1940, 2 volumi, Roma-Bari, Laterza, 1977; Simona Colarizi, L’opinione degli italiani sotto il regime. 1929-1943, Roma-Bari, Laterza, 1991; Simona Colarizi, I democratici all’opposizione. Giovanni Amendola e l’Unione nazionale (1922-1926), Bologna, Il Mulino, 1973; Paolo Corsini, Gianfranco Porta, Avversi al regime. Una famiglia comunista negli anni del fascismo, Roma, Editori Riuniti, 1992; Guido Crainz, Padania. Il mondo dei braccianti dall’Ottocento alla fuga dalle campagne, Roma, Donzelli, 1994; Adriano Dal Pont, Alfonso Leonetti, Massimo Massara, Giornali fuori legge. La stampa clandestina antifascista. 1922-1943, Roma, Associazione nazionale perseguitati politici italiani antifascisti, 1964; Alberto De Bernardi, Discorso sull’antifascismo, a cura di Andrea Rapini, Milano, Bruno Mondadori, 2007; Alberto De Bernardi, Operai e nazione. Sindacati, operai e stato nell’Italia fascista, Milano, Angeli, 1993; Franco De Felice (a cura di), Antifascismi e Resistenze, Roma, Carocci, 1997; Giovanni De Luna, Donne in oggetto. L’antifascismo nella società italiana 1922-1939, Torino, Bollati Boringhieri, 1995; Giovanni De Luna, Storia del Partito d’Azione 1942-1947, Roma, Editori Riuniti, 1997; Mimmo Franzinelli, I tentacoli dell’Ovra, Torino, Bollati Boringhieri, 1999; Patrizia Gabrielli, Fenicotteri in volo. Donne comuniste nel ventennio fascista, Roma, Carocci, 1999; Emilio Gentile, Fascismo e antifascismo. I partiti italiani fra le due guerre, Firenze, Le Monnier, 2000; Marinella Chiodo (a cura di), Geografia e forme del dissenso sociale in Italia durante il fascismo (1928-1934), Cosenza, Pellegrini, 1990; Mario Giovana, Giustizia e Libertà in Italia. Profilo di una cospirazione antifascista 1929-1937, Torino, Bollati Boringhieri, 2005; Helmut Goetz, Il giuramento rifiutato. I docenti universitari e il regime fascista, Firenze, La Nuova Italia, 2000; Aldo Grandi, I giovani di Mussolini. Fascisti convinti, fascisti pentiti, antifascisti, Milano, Dalai Editore, 2003; Stefano Jacini, Storia del Partito popolare italiano, Milano, Garzanti, 1951; Gioacchino Malavasi, L’ antifascismo cattolico. Il movimento guelfo d’azione, 1928-1948, intervista di Giuseppe Acocella, Roma, Edizioni Lavoro, 1982; Paolo Trionfini, L’«antifascismo cattolico» di Gioacchino Malavasi, Roma, Edizioni Lavoro, 2004; Stefano Merli, Fronte antifascista e politica di classe. Socialisti e comunisti in Italia 1923-1939, Bari, De Donato, 1975; Pietro Nenni, La battaglia socialista contro il fascismo. 1922-1944, a cura di Domenico Zucaro, Milano, Mursia, 1977; Simone Neri Serneri, Democrazia e Stato. L’antifascismo liberaldemocratico e socialista dal 1923 al 1933, Milano, Angeli, 1989; Arnaldo Nesti, Anonimi compagni. Le classi subalterne sotto il fascismo, Roma, Coines, 1976; Luisa Passerini, Torino operaia e fascismo. Una storia orale, Roma-Bari, 1984; Antonio Patuelli, Adalberto Scarlino (a cura di), Piero Gobetti. Intransigenza e antifascismo liberale, Livorno, La nuova frontiera, 1976; Claudio Pavone, Alle origini della Repubblica. Scritti su fascismo, antifascismo e continuità dello Stato, Torino, Bollati Boringhieri, 1995; Claudio Pavone, Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità della Resistenza, Torino, Bollati Boringhieri, 1991; Leonardo Rapone, Antifascismo e società italiana (1926-1940), Milano, Unicopli, 1999; Leonardo Rapone, Da Turati a Nenni. Il socialismo italiano negli anni del fascismo, Milano, Angeli, 1993; Paolo Spriano, Storia del Partito comunista italiano, I-V, Torino, Einaudi, 1967-1975; Luigi Sturzo, Il Partito popolare italiano, Vol. 3, Pensiero antifascista (1924-1925), La libertà in Italia (1925), Scritti critici e bibliografici (1923-1926), Bologna, Zanichelli, 1957; Santi Fedele, I repubblicani di fronte al fascismo. 1919-1926, Firenze, Le Monnier, 1983; Palmiro Togliatti, Lezioni sul fascismo, Roma, Editori Riuniti, 1972; Leo Valiani, Dall’antifascismo alla Resistenza, Milano, Feltrinelli, 1959; Domenico Zucaro (a cura di), Socialismo e democrazia nella lotta antifascista, Annali della Fondazione G. Feltrinelli, Milano, Feltrinelli, 1988.
Relativamente all’azione clandestina dell’antifascismo nel Paese, dopo essersi concentrata sull’antifascismo organizzato e dunque sull’attività dei partiti che mantennero un’attività clandestina, in primo luogo il Partito comunista e in misura più ridotta il movimento di “Giustizia e Libertà”, l’attenzione della storiografia si è spostata dall’attività di partiti e movimenti clandestini verso l’antifascismo cosiddetto popolare o generico, caratterizzato da gesti di dissenso e da atti di opposizioni al regime da parte di singoli, spesso non collegati a reti clandestine, che adottarono atteggiamenti e comportamenti antagonistici non immediatamente riconducibili a scelte di carattere politico, ma che a volte anticiparono l’adesione e la militanza nei partiti clandestini. Una maggiore attenzione a questi fenomeni viene mostrata da studiosi a volte critici nei confronti di una storiografia troppo attenta alla vicenda dell’antifascismo dell’élites politiche e meno a quello popolare. L’antifascismo dei partiti clandestini che pedagogicamente educano il popolo al dissenso non sarebbe stato capace, secondo questa corrente storiografica, di produrre la reale ribellione che avvenne dopo l’8 settembre, che fu possibile solo grazie a un sussulto di coscienza di masse più vaste degli esigui settori sociali collegati ai partiti. In effetti, il limite della storiografia politica è stato proprio di soffermarsi sulla storia dei partiti e delle organizzazioni politiche operanti contro il fascismo (sia all’estero che in Italia), privilegiando la loro rete clandestina e sottovalutando le relazioni dell’antifascismo politico con le realtà circostanti e i comportamenti sociali prepolitici.
Tra gli studi dell’antifascismo in esilio vanno annoverate anche le numerose biografie dei fuorusciti e le ricostruzioni più vaste relative all’attività politica svolta da movimenti e partiti politici all’estero, prevalentemente di tipo propagandistico e diretta a denunciare sulla stampa estera i crimini della dittatura. Su questo aspetto si rinvia ai seguenti studi: AA.VV., L’Italia in esilio. L’emigrazione italiana in Francia, Roma, Presidenza Consiglio Ministri, 1993; Anne Morelli, Fascismo e antifascismo nell’emigrazione italiana in Belgio (1922-1940), Roma, Bonacci, 1987; Patrizia Gabrielli, Col freddo nel cuore. Uomini e donne nell’emigrazione antifascista, Roma, Donzelli, 2004; Aldo Garosci, Storia dei fuorusciti, Bari, Laterza, 1953; Giustizia e Liberta nella lotta antifascista e nella storia d’Italia. Attualità dei fratelli Rosselli a quaranta anni dal loro sacrificio, Atti del Convegno internazionale del 10-12 giugno 1977, Firenze, La Nuova Italia, 1978; Gaetano Salvemini, Memorie di un fuoriuscito, Milano, Feltrinelli, 1960; Gaetano Salvemini, Dai ricordi di un fuoruscito. 1922-1933, a cura di Mimmo Franzinelli, Torino, Bollati Boringhieri, 2002; Santi Fedele, Il retaggio dell’esilio. Saggi sul fuoruscitismo antifascista, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2000; Santi Fedele (a cura di), Filippo Turati e i corrispondenti italiani nell’esilio. 1927-1932, Manduria, Lacaita, 1998; Santi Fedele, Storia della concentrazione antifascista 1927-1934, Milano, Feltrinelli, 1976; Simonetta Tombacini, Storia dei fuoriusciti italiani in Francia, Milano, Mursia, 1988; Nicola Tranfaglia, Carlo Rosselli dall’interventismo a Giustizia e Libertà, Bari, Laterza, 1968; Antonio Versori (a cura di), L’antifascismo italiano negli Stati Uniti durante la Seconda guerra mondiale, Roma, Archivio trimestrale, 1984.
Infine le ricerche sull’antifascismo in prigione e in ‘soggiorno obbligato’ evidenziano come numerosi antifascisti, che al massimo avevano frequentato qualche anno di scuola elementare, e altrettanti antifascisti generici non politicizzati, hanno trovato nell’esperienza del carcere e del confino la prima vera opportunità di apprendimento culturale, politico e civile. La storiografia più accorta invita però ad evitare una interpretazione eccessivamente ‘bonaria’ del carcere o dei luoghi di reclusione fascisti, sottolineando l’esigenza di prendere in considerazione gli aspetti più repressivi della detenzione politica. È sufficiente una rassegna di alcune misure restrittive adottate delle direzioni dei penitenziari e delle prefetture che vigilavano sui confinati per comprendere quanto il binomio «cattedra e bugliolo» della memorialistica dei reduci (per citare il titolo del libro più celebre in circolazione, scritto da Antonio Pesenti all’inizio degli anni Settanta), sia stato troppo sbrigativamente rubricato a canone storiografico nel quale il primo elemento, la cattedra come simbolo di acculturazione, soppianta, fino a farlo scomparire, il secondo, il recipiente dei bisogni corporali come metafora delle privazioni subite. Per quanto riguarda l’antifascismo al confino o in prigione si rimanda ai seguenti volumi: Giorgio Amendola, Un’isola, Milano, Rizzoli, 1980; Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti, Antifascisti nel Casellario Politico Centrale, 19 volumi, Roma, Quaderni dell’ANPPIA, 1988-1995; Alessandro Coletti, Il governo di Ventotene. Stalinismo e lotta politica tra i dirigenti del Pci al confino, Milano, La Pietra, 1978; Adriano Dal Pont, Simonetta Carolini, L’Italia al confino. Le ordinanze di assegnazione al confino emesse dalle Commissioni provinciali dal novembre 1926 al luglio 1943, Milano, La Pietra, 1983; Adriano Dal Pont, Simonetta Carolini, L’Italia dissidente e antifascista. Le Ordinanze, le Sentenze istruttorie e le Sentenze in Camera di consiglio emesse dal Tribunale speciale fascista contro gli imputati di antifascismo dall’anno 1927 al 1943, Milano, La Pietra, 1980; Adriano Dal Pont e al., Aula IV. Tutti i processi del Tribunale Speciale fascista, Roma, Associazione nazionale perseguitati politici italiani antifascisti, 1961; Adriano Dal Pont, I lager di Mussolini. L’altra faccia del confino nei documenti della polizia fascista, Milano, La Pietra, 1975; Adriano Dal Pont Celso Ghini, Gli antifascisti al confino. 1926-1943, Roma, Editori riuniti, 1971; Antonio Gramsci, Lettere dal carcere, una scelta a cura di Paolo Spriano, Torino, Einaudi, 1971; Claudio Longhitano, Il Tribunale di Mussolini (Storia del Tribunale Speciale 1926-1943), “Quaderni dell’ANPPIA, n. 20, Roma, sd.; Claudio Natoli, Fascismo democrazia socialismo. Comunisti e socialisti tra le due guerre, Milano, Angeli, 2000; Giancarlo Pajetta (a cura di), Lettere di antifascisti dal carcere e dal confino, 2 vol., Roma, Editori Riuniti, 1962; Antonio Pesenti, La cattedra e il bugliolo, Milano, La Pietra, 1972; Ernesto Rossi, Nove anni sono molti. Lettere dal carcere 1930-39, a cura di Mimmo Franzinelli, Torino, Bollati Boringhieri, 2001; Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato, 19 vol., a cura del Ministero della difesa – Stato Maggiore dell’Esercito – Ufficio Storico, Roma, 1980-1999.